nel Natale del Signore con Aelred



Vedete bene quel che incombe sull’uomo: anzitutto, per un così grande orgoglio e una tal grande disobbedienza, deve farne degna soddisfazione a Dio, e quindi, deve rimettere il genere umano nell’altissima dignità in cui originariamente l’uomo era costituito essendo stato predestinato alla vita; da ultimo, deve ingaggiare contro il diavolo una battaglia decisiva non ricorrendo alla forza bruta, ma alla giustizia.
Come potrà fare l’uomo per essere adeguato a tutto ciò? Egli si trova ad essere corrotto, perduto, condannato. Quale dovrà mai essere la sua umiltà per compensare ad un tale orgoglio? Quale l’obbedienza, per farsi perdonare la colpa? O come farà lui che è prigioniero a liberare chi è altrettanto prigioniero, e l’impuro come purificherà l’altrettanto impuro, Come?
Oh mio Dio, questa creazione – che siamo noi – è destinata al disfacimento? “Dio ha forse dimenticato di aver pietà, o nella collera trattene le sue misericordie?” (ps 76, 10).
Per nulla affatto! “Eccomi, i progetti che faccio verso di voi – dice il Signore – sono progetti di pace e non di sventura” (Gr 29,11).
Affrettati, Signore, affrettati!
Vedi le lacrime dei poveri e “che il grido dei prigionieri giunga fino a te” (ps 78, 11)
Oh giorni della bontà! Oh giorno amabile e desiderabile!
Risuona la voce del Padre: “Per l’oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, mi alzerò, dice il Signore” (ps 11, 6 vuolg). “Ma chi manderò, chi andrà per noi?” (Is 6,8). Mandò Mosè, ma “la sua bocca era inabile e la lingua impacciata” (Es 4, 10); e non raggiunse lo scopo. Si presentò Isaia, ma lui stesso disse: “sono un uomo dalle labbra impure” (Is 6, 5). Lo stesso fu per Geremia che però non era “che un ragazzo che non sa parlare” (Gr 1, 6).
“Salvami, Signore, gli uomini giusti sono scomparsi …” (ps 11,2)

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