Lc 10,38-42


San Benedetto nella Regola, al capitolo 53, tratta a lungo di come si accolgono gli ospiti al monastero. Sono indicazioni che non vengono seguite in nessun monastero. L'ospite non è più Cristo che ti visita, è l'amico che ti viene a trovare portando regali; è il familiare che sopperisce a quanto il cellerario non passa; il penitente o l diretto spirituale che passa ore e ore alla foresteria in dolce conversazione e poca conversione; è la persona che ha un nome tale che farà comodo alla comunità conoscere; è lo scocciatore che vuole capire perché tu, monaco, stai lì.
Eppure san Benedetto da molta attenzione a come accogliere l'ospite, è l'abate stesso che se ne prende cura, e, innanzitutto li fa andare alla preghiera e dopo gli si lava i piedi (delicatezza massima! da Cenacolo!) e poi dopo gli si offre quanto necessita e che il monastero gli può offrire.

Dapprima la preghiera. Chi arriva al monastero, chi bussa alla porta di un cuore credente ha un desiderio fondamentale: incontrare Gesù.
Marta accoglie Gesù nella sua casa. L'ha incontrato, ne ha desiderato la compagnia, nella frescura della casa ci sarà modo di conoscersi. Purtroppo è capitato a Marta come capita nelle comunità di ieri e di oggi: si comincia in un modo e poi via via si cammina su un altro sentiero. Si voleva conoscere e esprimere l'amore a Gesù e poi si è finiti con il ricoprirlo di tali attenzioni che lui non ha più spazio per esprimersi.
Sembra quasi di assistere a tutta l'enfasi dei Summorumpentificini che scambiano trine, merletti, dalmatiche, inchini anzi no genuflessioni su genuflessioni, come culto devoto a Dio, a me sa di teatrino dove trovare una parte in ua sacra rappresentazione.
Marta voleva conoscere, poi si è voluta far canoscere e non sopporta che il suo non sia l'unico modo di accogliere possibile.
San Luca ci sta facendo vedere tutti i lati deboli della sua comunità, dalla giustificazione teologica dell'accidia, alla scelta di un aspetto speciale della persona di Gesù, quando l'umiltà a Nazareth, quando l'abbassamento del Verbo, quando la predicazione e così via ... ma una cosa è la cosa necessaria ed è il puro di cuore che può vedere Dio. Lo vede anche quando il demonio meridiano miete le sue vittime. Subito Abramo si alza. Subito Gesù invita Marta a sedersi.
Dice san Benedetto: "Si legga davanti all'ospite la legge divina, perché sia edificato, e poi lo si circondi di ogni conforto". Ecco il fine dell'ospitalità: sia edificato!
Ma, se il Signore con costruisce la casa in vano vi faticano i costruttori.
Faticare? Rinunciare ad insegnare a Dio chi siamo e come si deve comportare nei nostri confronti è proprio una grande fatica.
In questa liturgia domenicale con Marta accoglia Gesù nella nostra casa; ma poi accorgiamoci che, per una miracolo senza precedenti, siamo noi che siamo entrati nella sua casa: lui ha imbandito la mensa della sua Parola di Vita e la Sapienza ha preparato un banchetto a cui sono invitati tutti senza eccezione.

Omne delectamentum in se habentem.

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